Philibert de l'Orme
Il libro di Anthony Blunt, che viene presentato in traduzione italiana per la prima volta, è un classico della letteratura dedicata ai grandi architetti del rinascimento. Nato a Lione (1514), Philibert de l'Orme si formò nella città natale, ma decisivo fu per lui il soggiorno a Roma (1533-36), dove frequentò la cerchia del cardinale Marcello Cervini. In questo ambiente entrò in contatto con grandi umanisti della corte pontificia e, probabilmente, con artisti e architetti quali Antonio da Sangallo il Giovane, Serlio e Baldassarre Peruzzi. Il suo legame con il cardinale Jean du Bellay, inviato in quegli anni a Roma, lo introdusse nell'ambiente della corte francese dove ottenne rapidamente notevoli successi e riconoscimenti. Definito dal suo amico e concittadino François Rabelais "le grand architecte du Roi Megiste" - così il grande medico definì Enrico II nel suo Gargantua e Pantagruele - de l'Orme spicca tra i protagonisti della cultura francese del XVI secolo. Legato al gruppo di letterati che diedero origine alla Pléiade, favorì in Francia un rinnovamento del linguaggio architettonico paragonabile a quello promosso da Pierre Ronsard nel campo della letteratura e della poesia. Gran parte di quanto costruì è andato perduto; si è però parzialmente conservato il suo capolavoro, il castello di Anet. Testimonianza della sua raffinata cultura e della sua conoscenza dell'antico, la monumentale tomba di Francesco I, presso l'abbazia di Saint-Denis, ripropone per la prima volta in Francia una compiuta interpretazione moderna dell'arco di trionfo romano. Con i suoi trattati, de l'Orme diede un contributo fondamentale alla trasmissione delle tecniche costruttive mutuate dalla tradizione medievale francese, sino a quel momento tramandate nel segreto delle botteghe dei tagliapietra. Allo stesso tempo l'Architecture (1567) costituì, con i Libri di Sebastiano Serlio, un veicolo di diffusione e di rielaborazione del sistema architettonico vitruviano. Su tutto ciò si sofferma [...]
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