Il Plauto di Ruzante, «tra la penna e la scena»

Il Plauto di Ruzante, «tra la penna e la scena»

«Uno che di là Actio, et di qua Plauto è nominato [...] manda a dirvi che, dovendosi questa sera recitar una comedia, non vogliate biasmarla se ella non è latina, o in verso, o di lingua tutta polita [...]. Et soggionge che non vogliate far giuditio di questa a le sue che scritte lasciò; [...] perché molte cose stanno ben nella penna, che ne la scena starebben male». Il volume traccia un profilo del Ruzante "traduttore" prendendo in esame Piovana e Vaccaria, che rielaborano rispettivamente la Rudens e l'Asinaria di Plauto. L'analisi delle due commedie alla luce dei modelli di palliata mostra come esse, lungi dal rappresentare l'esito di una cesura o di un'involuzione, nascano da una fertile osmosi tra espressionismo ruzantiano e comicità plautina. Al Ruzante drammaturgo, che non rinuncia alla crudeltà del suo teatro, si affianca infatti, al meriggio della sua produzione, quello che, forse un po' provocatoriamente, potremmo definire un Ruzante "umanista".
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