Soldati del papa. Politica militare e nobiltà nello Stato della Chiesa (1560-1644)
L'universalismo teocratico del papato della Controriforma determinò in più occasioni il ricorso all'opzione militare: tra Cinque e Seicento gli stendardi con le chiavi di san Pietro furono dispiegati per combattere protestanti e turchi e per sostenere le ragioni politico-giurisdizionali di Roma; inoltre, i papi promossero interventi per dotare lo Stato della Chiesa di ordinamenti militari simili a quelli degli altri Stati italiani. Il volume si propone innanzitutto di presentare in modo organico questa stagione di impieghi delle truppe del papa, cui si accompagnò la progressiva definizione di un'immagine del soldato di Santa Chiesa. L'attenzione si concentra, quindi, sui protagonisti delle istituzioni mititari: i nobili romani, i signori feudali e i patrizi delle province pontificie, i nuovi soggetti in ascesa grazie ai legami con la Curia. Servendo come ufficiali costoro avevano la possibilità di allacciare proficui rapporti con il potere pontificio, ricevendo in cambio una potente legittimazione del loro status. Tuttavia, l'integrazione dell'articolata nobiltà dello Stato della Chiesa nell'esercito doveva riuscire solo limitatamente: nel peculiare contesto della monarchia pontificia - elettiva e fondata su di un ceto ecclesiastico curiale -, difficilmente le esperienze di servizio potevano trasformarsi in carriere stabili e in fedeltà al sovrano, come accadeva in altre realtà italiane ed europee.
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