Il cerchio muto
E' un normale sabato sera. Dunque è un normale tragico sabato sera. Domattina i giornali saranno pieni di numeri, di statistiche. Ma la storia non cambierà: qualcuno - probabilmente giovane, magari ubriaco - avrà finito di vivere sull'asfalto di una strada, poco lontano da una discoteca. Ma nessuno ci pensa. Perché sono cose che capitano agli altri. Non ci pensa Clorinda, diciassette anni di ribellione repressa. Perché questo è il sabato del suo riscatto. Clorinda si prepara ed esce, no, fugge. Da un padre troppo possessivo, da un'esistenza trascorsa in solitudine. Fugge diretta al luogo dei suoi sogni, là dove tutto è musica, sorrisi, palpiti, vita: una discoteca. Non ci pensa Franco, che sta guidando con gli occhi fissi sulla strada e con la testa piena di rabbia perché non riesce a cambiare, a laurearsi, a diventare un poliziotto come suo padre, l'unica cosa che lo interessi davvero. Invece il destino ha pensato a come far incontrare Clorinda e Franco. In uno schianto. In un urlo. E poi nel silenzio. Dall'incidente, Franco esce con un senso di colpa che gli azzanna il cuore. Così, per non morire divorato da quell'angoscia, comincia a raccogliere tutte le informazioni possibili sulle "stragi del sabato sera": la dinamica degli scontri, i referti medici, la storia delle vittime. E si rende conto con terrore che quegli incidenti casuali sono invece uniti l'uno all'altro, come anelli di una catena...
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