Capire una fotografia
Nonostante l’invenzione della fotografia risalga ormai a due secoli fa, ancora oggi non abbiamo deciso se sia nella sostanza una riproduzione o una interpretazione: se lo scatto raccolga, cioè, una traccia del reale così come appare o se sia soprattutto l’esercizio di una scelta umana. Nel corso della sua carriera John Berger si è confrontato continuamente con questi e altri enigmi, trovando sempre risposte capaci non tanto di essere un punto di arrivo definitivo, quanto di aprirci ad altre scoperte. Nei ventiquattro saggi qui raccolti e selezionati da Geoff Dyer, suo profondo conoscitore e ammiratore, Berger indaga con la medesima curiosità il lavoro di grandi fotografi come Henri Cartier-Bresson, Margaret Bourke‑White, Sebastião Salgado o Jean Mohr, e le vite dei fotografati, le immagini diventate documento storico e gli scatti privati. Il suo è uno sguardo perennemente alla ricerca di parallelismi e contraddizioni che rivelino il dialogo sotterraneo della fotografia con la pittura e il cinema – quanto è distante il ritratto del cadavere di Che Guevara dal Cristo morto di Mantegna? –, ma anche le ambiguità di uno strumento comunque «politico», che possiamo usare o che può essere usato contro di noi – si pensi ai fotomontaggi di John Heartfield in cui le immagini di propaganda nazista diventano opere satiriche.