Città sola
C’è un filo invisibile che collega le esistenze di ognuno di noi. Alcune le accompagna per qualche anno, altre per una stagione intera; per qualcuno, poi, quel filo è lungo quanto la propria vita. È la solitudine, la più umana delle condizioni, la più vergognosa delle esperienze. Utilizzando unicamente la potenza della sua scrittura, Olivia Laing segue questo filo all’interno del labirinto di New York, facendo della propria solitudine un mezzo di conoscenza. Il risultato è un'esplorazione narrativa in cui si mescolano i ricordi personali e le storie di artisti che hanno sperimentato questa dimensione in modo autentico, nel dolore e nella creatività: dalle parole di visione e rabbia di Valerie Solanas, che tentò di uccidere Andy Warhol, ai silenzi dell’inserviente-artista Henry Darger, che dipinse decine di quadri meravigliosi e inquietanti senza mai mostrarli a nessuno; dagli esperimenti sociali di Josh Harris, che anticiparono l’isolamento di massa dei social, alle fotografie di David Wojnarowicz, che hanno raccontato l’emarginazione e la forza della diversità; dai danni sociali dello stigma dell’AIDS alla gentrificazione di luoghi simbolici come Times Square. Quest’opera è un racconto intimo e letterario che affronta le umiliazioni, le paure e le ossessioni comuni dello scoprirsi soli, con la speranza che rivelare significhi talvolta anche curare. Perché prima di tutto, come ricorda la stessa Laing, «la solitudine è un posto affollato».