La casa della luce
La “Casa della luce” è un’opera unica in tre movimenti: tre racconti raggelanti di una delle più importanti autrici giapponesi contemporanee; tre donne dalla vita apparentemente serena e banale, che si trovano a fronteggiare l’abisso, inatteso, che si fa strada in loro. Una clinica, un pensionato studentesco e un orfanotrofio: sono questi i luoghi familiari e assieme sconosciuti in cui le protagoniste di queste storie proiettano i ricordi di un passato cristallizzato e vivono un presente sospeso e immobile. Edifici essenziali, anonimi, talvolta austeri o asettici, luminosi e insieme tetri, nei quali il tempo trascorre con l’estrema lentezza delle gocce che cadono da un soffitto logoro, tra i gesti di una routine descritta con glaciale precisione. Nel primo racconto una ragazza documenta con cinismo e crescente morbosità i nove mesi di gravidanza della sorella maggiore. Nel secondo, una donna, assillata da un rumore che rimbomba nella sua testa, torna nella residenza studentesca in cui ha vissuto durante gli anni dell’università per accompagnare suo cugino; proprio lì, dove un ragazzo è sparito inspiegabilmente. Nel terzo, un’adolescente descrive la sua vita dentro una casa-famiglia gestita dai propri genitori, nella quale si sente la più orfana tra gli orfani e finisce per coltivare invidie, pericolose vendette e un inconfessabile amore. Nella “Casa della luce” Yoko Ogawa racconta l’inquietudine della normalità: la crepa che d’improvviso appare tra le nostre illusioni di sicurezza e che minaccia di distruggere tutto ciò che abbiamo costruito un gesto alla volta, un sussurro alla volta, come «api sotto la pioggia».