Nei sobborghi di un segreto

Nei sobborghi di un segreto

«Vano è il tentativo di parlare di ciò che è stato. L’abisso non ha biografi» scriveva in una lettera, con profetica lucidità, Emily Dickinson. Vano infatti è il tentativo di racchiudere l’esistenza della più grande poetessa dell’Ottocento americano in una griglia di date ed eventi, lei che ancora giovane decise di sottrarsi per sempre al mondo, esiliandosi nelle stanze della casa paterna e nel silenzio delle sue poesie. Per cogliere il segreto di questa vita, per afferrarlo e raccontarlo compiutamente, Marisa Bulgheroni ha dovuto allora allontanarsi da ogni idea canonica di biografia. Ha dovuto muovere i suoi passi sul solco dei passi di Emily, visitare i luoghi nei quali è vissuta, inebriarsi dei medesimi odori e colori. Consultare, certo, archivi e manoscritti, diari e lettere, le memorie di amici e parenti, ma per poi allontanarsene, ritornare in quelle stanze e in quei giardini, ascoltare con la propria mente i pensieri dell’altra, sfiorare il mondo con le sue mani. Quella di Bulgheroni è una indagine in prima persona attorno alle grandi domande senza risposta sulla vita di Emily Dickinson: perché scelse di non pubblicare mai le sue poesie? Come mai scelse di isolarsi nella provincia degli Stati Uniti? Quanto la sua persona coincise con la sua opera? Chi amò? Un inseguimento impossibile attraverso i secoli per riuscire ad abitare con la propria anima l’abisso di un fantasma.
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