Alfabeto di bambola
«Questi racconti vi tormenteranno per giorni. Hanno un retrogusto unico, e l’ineluttabilità dei sogni più inquieti.» - The Guardian «Nel grottesco di questi racconti c’è un po’ di Dickens e Kafka, ma il loro effetto complessivo è deliziosamente inclassificabile. Il mondo che abitano – buffo, inspiegabile e meraviglioso nella sua strana decadenza – li rende diversi da qualsiasi cosa abbiate letto.» - The Wall Street Journal Un uomo aracniforme si innamora di una macchina da cucire, un polpo si accoppia con una polena, una giovane donna-lupo ruba giocattoli per i propri figli. I personaggi dei tredici racconti di Alfabeto di bambola abitano mondi grigi, sembrano sopravvivere sotto nubi minacciose, in una realtà che ha le fattezze di un tribunale kafkiano, un carcere di Piranesi, una distopia patriarcale, una camera delle meraviglie di qualche folle collezionista del Settecento. Quello intrapreso in queste storie è un viaggio nell’orrore del quotidiano, tra parti anatomiche mummificate, candelabri dotati di vita cosciente, cucine infestate di parassiti, corpi deformi e animaleschi. Siamo trascinati in un universo grottesco e surreale che traduce alla perfezione le ossessioni di Camilla Grudova, riversate in queste pagine con ironia secca e con l’imperturbabilità di una bambola di pezza. Una scrittura che ricorda Angela Carter, Margaret Atwood e Shirley Jackson, con un’abilità narrativa strabiliante che incalza e cattura il lettore, come una ragnatela, come una vecchia casa infestata da cui non riesce a uscire.