L' imitatore
Pran Nath è un giovane dalla pelle di perla immerso negli agi molli di un palazzo signorile nell'India di inizio Novecento; in quel momento storico, in quel luogo, il suo candore è più evidente che altrove e le sue origini meticce sono sotto gli occhi di tutti. Il padre è un inglese, la madre un'indiana appartenente a una casta elevata. I due si sono accoppiati in una grotta durante un'alluvione, in mezzo a fango rosso e alberi di cedro travolti dalle acque. Pran Nath è il frutto di una calamità naturale, una miscela fortuita, un errore. Pran Nath è maledetto. Cacciato dalla casa del padre adottivo, è costretto a girovagare per trovare qualcosa da mettere sotto ai denti. È da solo nelle vie polverose di Agra, in mezzo a bazar, cani randagi, morti lasciati a marcire per strada e ai mendicanti che da bambino era solito sprezzare. Non ha più nulla e nessuno su cui fare affidamento; ha soltanto capelli color rame, occhi screziati di verde e una pelle troppo bianca per passare inosservata. Per Pran Nath comincia dunque un peregrinaggio folle, un camaleontico mutare di nome, di nazionalità, di sesso. Un viaggio dalle corti dei nababbi ai sobborghi luridi di Bombay, dalle prestigiose università dell'Inghilterra all'Africa più remota, alla ricerca della propria identità. Con "L'imitatore" Hari Kunzru evoca i colori e il chiasso di un'India carnale e grottesca e ci trasporta in una chimerica spedizione oltremare, attraverso cui esploriamo tutte le vanità della metamorfosi. La storia di Pran Nath è la melodia ammaliante di un incantatore di serpenti, un romanzo picaresco e poetico, tragico e visionario, magico e realista che ci mostra quanto sia difficile prendere forma in una realtà che è null'altro che viscida apparenza.
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