Sul buon uso della lentezza. Il ritmo giusto della vita
Rallentare. Prendersi il tempo di una lunga passeggiata. Prendersi il tempo di ascoltare chi ci sta accanto, di meditare bevendo un bicchiere di vino, di aspettare e - perché no - di annoiarsi, di sognare, di scrivere. O concedersi il lusso più grande di tutti: il dolce far niente. Ne siamo ancora capaci? La lentezza, generalmente, gode di una pessima reputazione. È sinonimo di pigrizia. Peggio ancora: di inefficienza, di improduttività e, in- somma, di inutilità. Ma in un mondo dominato dall'imperativo della velocità a ogni costo - e in cui sono sempre gli «infaticabili» ad andare avanti -, essere lenti è diventato un atto di resistenza necessario. "Sul buon uso della lentezza" è un manuale per riappropriarci del nostro tempo: partendo dai ricordi d'infanzia in una provincia contadina ormai in via di sparizione, Pierre Sansot vede nel ritorno alle pratiche di una vita lenta, conviviale, scandita da piccole e meticolose gioie quotidiane, un possibile antidoto alla frenesia contemporanea, oltre che un modello per ripensare il nostro modo di vivere nella metropoli. Ma la lentezza è anche uno strumento essenziale per imparare a ricucire il rapporto con noi stessi, per riscoprire i piaceri della solitudine, per darci il tempo di conoscerci e di capire quello che davvero vogliamo fare, e come, e quando: senza fretta e, soprattutto, senza che sia qualcun altro al di fuori di noi a dettare la rotta. Questo, per un maestro del saper vivere come Sansot, è il vero profitto. Cullandoci con una prosa poetica, profonda e insieme divertente, Sansot ci insegna la sua filosofia della lentezza e ci spinge a ribellarci contro lo stress delle scadenze: un invito alla calma, alla meditazione, al relax e alla gioia di vivere di cui tutti abbiamo bisogno per ricominciare a vivere al ritmo giusto.