Ritratti
Ritratti: John Berger non sopportava di essere definito un critico d'arte. Lo riteneva un insulto. Eppure per tutta la vita ha continuato a descrivere i suoi incontri con l'arte, le epifanie di fronte a un dipinto o una scultura, i viaggi immaginari negli atelier in cui un'opera veniva pensata e realizzata. Poco importava che quegli incontri assumessero le sembianze di un romanzo, una poesia o un saggio; non si trattava di critica, ma di narrazione nel senso più antico del termine: una voce che racconta ciò che gli occhi hanno visto e le mani toccato, un ascoltatore che riceve in dono un'esperienza e uno sguardo, e infine uno spazio da condividere. Se non è critica, questo volume non è neppure un canone o una storia dell'Arte - anche se prende avvio dalle pitture rupestri e termina oltre Basquiat -, perché per John Berger tutti gli artisti ospitati nella sua scrittura sono ancora vivi e presenti: sono vivi gli ignoti pittori della Cueva de las Manos, che migliaia di anni fa portano nel profondo della terra il vento, il tuono, il dolore e i luoghi remoti; è vivo Rembrandt, per cui l'abbraccio è sinonimo di pittura; è viva Frida Kahlo, che dipinge con la sua stessa pelle; è vivo Matisse, mentre fa cozzare i suoi colori come cembali di una ninna nanna; ed è vivo Picasso, che dipinge sulla tela una bestemmia. Ritratti è la raccolta più completa degli incontri di John Berger con i suoi artisti: dai pugnaci scritti militanti degli anni cinquanta a quelli più recenti e pensosi, molti dei quali inediti in Italia. Del resto, che per Berger un ritratto fosse un incontro, lo ha chiarito nel des