Esortazioni e profezie
Se John Maynard Keynes è il più grande economista del Novecento, allora "Esortazioni e profezie" può essere considerato uno dei libri chiave della cultura contemporanea. Un grande classico che ha suscitato l'interesse di molte generazioni, una lettura illuminante anche per sfuggire alle banalizzazioni e alle caricature con cui l'«eresia keynesiana» è stata annacquata in una vulgata approssimativa, di fatto ostile al suo vero pensiero. I testi raccolti in queste pagine - tra cui i celebri saggi «Le conseguenze economiche di Winston Churchill», «La fine del laissez-faire», «Sono un liberale?», «Prospettive economiche per i nostri nipoti» - testimoniano il tentativo, nel periodo tra le due guerre mondiali, di sferzare una classe dirigente rivelatasi pavida e imbelle. Negli interventi sulla pace di Versailles, Keynes contestò con estrema lungimiranza le eccessive riparazioni di guerra pretese dagli Alleati, che infatti portarono la Germania al collasso, alimentandone la sete di rivalsa. Negli scritti su inflazione e deflazione previde con esattezza le fluttuazioni che avrebbero sconvolto le economie dell'Europa e degli Stati Uniti: se qualcuno lo avesse ascoltato, la Grande depressione sarebbe stata scongiurata, o almeno arginata. Le sue idee sui gravi difetti del gold standard, sul ruolo decisivo dello Stato nel funzionamento del sistema capitalistico, sull'insostenibilità del laissez-faire finanziario impressionano per la loro affinità con le questioni economiche più attuali del xxi secolo. Nell'Introduzione al volume fu lo stesso Keynes, nel 1931, a definire questi scritti «le profezie di una Cassandra che non è mai riuscita a influire in tempo sul corso degli eventi». Un'amarezza destinata ad acuirsi con le tragedie degli anni successivi, ma che non fiaccò mai la sua convinzione più profonda, valida oggi ancor più di ieri: il mondo occidentale avrebbe tutte le carte in regola per risolvere definitivamente il «problema economico».