La rivolta dello zuccherificio
In una realtà avariata come quella discografica, coperta da spessi strati di polvere e ciclicamente attraversata da meteore indistinguibili, c'è un angolo di aria fresca - fra YouTube e i locali dove la musica si suona ancora dal vivo, e bene - in cui band innovative possono conquistare l'attenzione di un pubblico che non si lascia distrarre dalle facili lusinghe delle popstar usa-e-getta. Fra queste band nessuna è forse più stupefacente e atipica dei Camillas, che qui immaginano un giro del mondo, futuro ma non troppo, per promuovere il loro ultimo disco. E quale posto migliore per iniziare se non l'Antartide? Terra di ghiacci senza fine, abitata solo dai pinguini e dai fantasmi di chi è morto esplorandone le coste insidiose, il continente antartico cela una vasta caverna la cui volta rimanda echi remoti e il cui ingresso nessun piede umano ha violato da migliaia di anni. Almeno fino a quando I Camillas, in attesa del concerto in una vicina base militare, non si mettono in testa di esplorare la grotta per ingannare il tempo, che è un gran credulone. Qui, fra massi e stalagmiti, trovano una scatola di piombo larga un ettaro, al cui interno un'innominata professoressa ha salvato i temi migliori di una carriera centenaria; anzi no, millenaria.
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