Gli imperfezionisti
A un tavolo del Caffè Greco, davanti a un imprecisato numero di Campari, l'enigmatico Cyrus Ott fonda il suo quotidiano internazionale, nel 1954. Vorrebbe una redazione vibrante di nobili intenti, ma in realtà vi accade tutto ciò che normalmente accade in una vera redazione: saluti biascicati, capiredattori che sonnecchiano, telefonate sfibranti, feroci insulti tra colleghi. Il giornale sta al terzo piano di un palazzo storico. Non ci sono scritte sulla porta. Fuori dall'ascensore qualcuno ha appeso un cartello: «Lasciate ogni speranza voi ch'uscite. Outside is Italy». Tre piani sotto c'è Roma, la cui bellezza, con quel misto di fascino e inquietudine, caos e dolce vita, appare eterna soprattutto a chi, all'inseguimento di sogni effimeri, vi arriva da un paese lontano. Tutti i dipendenti del giornale - americani, inglesi, australiani, canadesi - sono sufficientemente uomini di mondo per primeggiare nella qualità che governa il loro mondo: l'imperfezione. In redazione parlano il giornalese, lingua che fonde sintesi e desiderio di conformismo, ma fuori ognuno torna a indossare - drammaticamente - la propria inadeguata unicità. Undici ritratti di imperfezionisti formano il racconto perfetto del regno dell'approssimazione mediatica, dove l'arte della verità fluttua pericolosamente nella corrente delle passioni umane, tra cialtroneria e bassezze, cinismo e solitudine.
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