Pellegrinaggio alle sorgenti. Viaggio con Gandhi e con l'India
Nella seconda metà degli anni trenta, mentre l'Europa sprofonda nella più disastrosa crisi della sua storia, Lanza del Vasto, aristocratico di formazione cosmopolita, intraprende un pellegrinaggio nel subcontinente indiano alla ricerca di una dimensione più alta e più pura dell'esistenza. È il tempo in cui, come avrebbe detto Evelyn Waugh, viaggiare è un piacere e l'India esercita un'attrazione irresistibile sugli spiriti inquieti del vecchio continente. E' la sorgente cui attingere per scoprire le radici della nostra civiltà, l'antidoto alla deriva tecnico-bellicista degli stati europei. Se in Occidente la Storia è vissuta come destino ineluttabile, dai saggi indiani Lanza del Vasto apprende la dimensione dell'Eternità, che affranca le vicende umane dal ciclo senza fine di nascita e morte. La meta più emozionante di questi lunghissimi pellegrinaggi a piedi è l''ashram' del Mahatma Gandhi: vivrà con lui tre mesi e riceverà l'appellativo 'shantidas', "servitore della pace". Nel secolo delle grandi guerre, Lanza del Vasto dedicherà alla pace e alla non violenza il resto della vita. Come se l'India gli avesse dischiuso un orizzonte sconosciuto, rivelato una consapevolezza più autentica, a lui, pioniere del pacifismo mondiale. "Che c'è da guadagnare, ditemi, nei viaggi lontani? Quella distanza che acuisce lo sguardo sì da farci veder chiaro, quella distanza che tende i nostri legami sì da farci amar duramente, quella chiarezza che ha nome distacco."
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