Homeland. Viaggio nella madrepatria americana

Homeland. Viaggio nella madrepatria americana

Stati Uniti d'America, XXI secolo: dintorni di Chicago, un sacerdote cattolico durante l'omelia invita alla tolleranza i suoi parrocchiani schierati contro la costruzione di una moschea nel quartiere. Mentre le bombe cadono su Kabul, in West Virginia una studentessa viene sospesa da scuola e invitata a "curare" il proprio pacifismo. La vendita di bandiere a stelle e strisce cresce del 150 percento: sventolano dai pennoni, vengono dipinte sui camion, stampate sulle magliette, impresse sui distintivi, piegate sulle bare dei caduti di guerra. Ammantano una nazione infiammata da un patriottismo nuovo, consumata dalla rabbia e dalla paura, dal desiderio di vendetta e di crociata. Una nazione colpita al cuore dagli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, ma che molte ferite se le porta dentro da tempo. Il giornalista Dale Maharidge e il fotografo Michael Williamson, da anni impegnati a comprendere le molte facce dell'America, esplorano un paese "invisibile" e per molti versi sorprendente, che sembra imprigionato, come in una piega temporale, nella Grande depressione. E' una madrepatria lontana dalle capitali economiche dei "ruggenti anni novanta", in cui le strade costeggiano cittadine fantasma e fabbriche abbandonate, i lavoratori dipendenti sono costretti a mendicare sussidi per arrivare a fine mese, e un bambino su cinque vive sotto la soglia di povertà. Nelle interviste di Maharidge e nelle immagini di Williamson, modello straordinario di giornalismo d'inchiesta, prende la parola il popolo degli emarginati e dei disoccupati, che non ha mai creduto, o non crede più, nel sogno americano. Racconto dopo racconto, l'uomo comune può finalmente dare voce alla sua realtà, si fa protagonista.
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