Lincoln a Gettysburg. Le parole che hanno unito l'America
Tra il 1° e il 3 luglio 1863 a Gettysburg, Pennsylvania, unionisti e confederati si scontrarono in una delle battaglie più sanguinose della Guerra di secessione: sul terreno rimasero cinquantamila morti. Fu deciso che il sito della battaglia dovesse trasformarsi in un cimitero per i caduti nordisti, in un primo momento frettolosamente inumati in fosse comuni. Il presidente Lincoln volle partecipare alla cerimonia di consacrazione che si tenne nel novembre dello stesso anno e vi pronunciò un'orazione che il mondo ricorda ancora oggi. Egli fu brevissimo, appena 272 parole, ma le sue frasi elevarono quella collina, da teatro di scempio fratricida, a luogo sacro di rifondazione dei valori democratici e costituzionali. Lo storico Garry Wills, che con questo libro ha vinto il Premio Pulitzer, analizza i valori testuali del Discorso di Gettysburg con gli strumenti della critica filologica, ne mette in luce i legami con la retorica classica rilanciata dal Greek Revival cui si assisteva in quel periodo negli Stati Uniti, ma soprattutto indaga il genio di chi lo ideò: il pensiero, lo stile d'azione, le doti di uomo e di statista, l'esperienza di politico. Mentre infatti l'Unione, stremata da due anni di guerra civile, attraversava il punto più basso della sua vita pubblica, Lincoln intuì che quell'inutile strage poteva mutarsi in un "test" per l'unità del paese e riversò nel "Gettysburg Address" quegli ideali che chiedevano, ancora e sempre, di essere difesi. I princìpi di libertà e uguaglianza, affidati al governo del popolo, attraverso il popolo e per il popolo, cominciarono allora a farsi strada nella coscienza della nazione americana. "Lincoln a Gettysburg" è un tributo alla forza rivoluzionaria delle parole sostenute dalle grandi idee, espressione di un primato della politica necessario alle società civili di ogni tempo.
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