Georg Groddeck. Una vita
Nato in Germania nel 1866, Georg Groddeck fu l'"analista selvaggio", un po' guaritore e un po' visionario, che con il suo carisma e la sua originalità non lasciò indifferente nessuno, suscitando tra i contemporanei forte avversione o ammirazione incondizionata. Censurato dalla cultura nazista e dimenticato dopo la morte, avvenuta a Zurigo nel 1934, fu riscoperto a partire dagli anni cinquanta soprattutto grazie al riconoscimento tributatogli da poeti e scrittori (da W. H. Auden a Lawrence Durrell, da Ingeborg Bachmann a Simone de Beauvoir). Per inquadrarne l'opera e la personalità Wolfgang Martynkewicz ha esaminato il prezioso lascito dell'"uomo dell'Es", ancora ricco di inediti, e ha scritto la più completa delle biografie dedicate al fondatore della psicosomatica psicoanalitica. Fortemente influenzato da Ernst Schweninger, suo professore all'Università di Berlino, molto legato a Sandor Ferenczi, che fu anche suo paziente, l'autore del "Libro dell'Es" e dello "Scrutatore d'anime" interpretò la pratica medica come ascolto della voce dell'Es, decifrazione della scrittura del corpo che, attraverso il sintomo, racconta la sua storia. A Baden-Baden diresse la clinica di Marienhohe, ribattezzata dai pazienti "Satanarium". Con i suoi metodi di cura, una combinazione di trattamenti psichici e fisici (bagni, massaggi, diete), affrontò ogni tipo di affezione, dalle psicosi ai tumori. Convinto che la forza dell'inconscio non dovesse assoggettarsi al dominio dell'Io, Groddeck ebbe con Freud, che nel 1917 lo accolse nella Società psicoanalitica, un rapporto complesso, sviscerato in queste pagine grazie a numerose citazioni, spesso inedite, dall'intenso carteggio tra i due. Inedita in Italia è anche la Trentaquattresima lettera presentata in appendice alla biografia, che Groddeck avrebbe voluto aggiungere al "Libro dell'Es", fondamentale tentativo di risposta a Freud sui temi della rimozione e della guarigione.
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