La donna senza sepoltura
Zoulikha camminava a testa alta, lo sguardo fiero, il capo scoperto. Libera, indipendente, pronta a combattere per affermarsi in un mondo spietato con le donne. Vestita come un'occidentale, Zoulikha si aggirava in quella Cesarea algerina che oggi si chiama Cherchell. E quando la passione civile l'ha chiamata a combattere nella guerra in cui sono morti un milione di suoi conterranei, lei, l''anarchica', si è unita ai partigiani sulle montagne, seguendo le orme del suo terzo marito trucidato nel conflitto. Poi a un tratto Zoulikha è scomparsa: di lei si sa soltanto che è stata catturata, torturata e uccisa. Nessuno però sa dove, né quando. Quale fosso o duna sabbiosa abbia ingoiato il suo corpo. Tutti invece sanno, sentono, che l'anima della donna rimasta senza sepoltura è "come se ancora fluttuasse, invisibile, sulla città rossa". Lo sente anche la giornalista televisiva che vent'anni dopo, nel 1976, arriva a Cherchell per raccogliere notizie e testimonianze sull'eroina della resistenza algerina. Come nei racconti di notti arabe lontane, a narrare la sua storia è un coro di voci, ciascuna con un linguaggio, un'intonazione, un diverso modo di rielaborare i ricordi. Come in un mosaico di Mauritania, pezzo dopo pezzo, la memoria di ciascun testimone restituisce una donna d'eccezione: la giovinezza, i matrimoni, la resistenza, la vita di lotta interrotta a quarantadue anni riemergono grazie alla potenza della parola che riscatta dall'oblio. Parole delle figlie Mina e Hania, della vecchia Madama Leonessa, e della zia Zohra Oudai; ricordi che compongono un ritratto femminile in cui si specchia il destino di una nazione.
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