Tutti i miei peccati sono mortali. Vita e amori di Caravaggio
E' l'estate del 1592. Da pochi mesi Ippolito Aldobrandini è salito al soglio pontificio con il nome di Clemente VIII e Roma lo ha accolto con il consueto miscuglio di tripudio e indifferenza. D'altra parte, che cosa aspettarsi da una città in cui convivono senza troppe contraddizioni innumerevoli ecclesiastici e altrettante prostitute? Arriva qui il giovane Michelangelo Merisi da Caravaggio, con poche monete in tasca e la testa colma di sogni di gloria: con le sue chiese avide di affreschi e i suoi mecenati, Roma è la meta di ogni artista in cerca di fortuna. Caravaggio conquista la prima notorietà nelle osterie e nelle strade, dove turba le notti della città eterna con schiamazzi e risse. Orgoglioso, sanguigno, sempre pronto a reagire a offese reali o immaginarie, crede di valere più di tutti gli apprendisti che faticano per pochi soldi nelle botteghe di pittori affermati, sa di lasciare con la sua opera un segno nella storia. Ma dietro le spacconate c'è un talento che attira l'ammirazione di colleghi e collezionisti e così le prime commissioni importanti non tardano. I suoi quadri irrompono come un fulmine a ciel sereno nel mondo chiuso e tradizionale dell'arte romana: in un tentativo estremo di avvicinare il sacro al mondo degli uomini, angeli, santi e madonne hanno corpi di popolani, prostitute, ragazzi di strada; i tratti sono duri e segnati dalla fatica, le mani e i piedi luridi. La fama non riesce a smussare il carattere del Caravaggio: le dicerie sui suoi eccessi si moltiplicano, come le denunce per aggressioni. Poi, nel maggio del 1606, si compie il fatto di sangue che lo trasforma in fuggiasco fino alla fine dei suoi giorni. "Tutti i miei peccati sono mortali" è il racconto di un'esistenza lacerata tra un'ambizione senza limiti e il desiderio di autodistruzione, una vitalità inesauribile funestata da un costante senso di morte. Ma queste pagine ritraggono anche la Roma barocca, le sue strade dove nobili, ladri, preti e cortigiane si sfiorano, i suoi vicoli popolati da un'umanità miserevole e vociante che i dipinti di Caravaggio hanno consegnato all'immortalità.
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