La cultura del Rinascimento
Il mondo del Rinascimento è più tragico che lieto, più enigmatico e inquieto che limpido e armonioso: Leonardo da Vinci è ossessionato da visioni di un universo che muore; Leon Battista Alberti insiste sulla fortuna cieca che spezza gli sforzi degli uomini; Machiavelli è il teorico dell'umanità radicalmente malvagia, impegnata in una lotta senza pietà, posta sempre di fronte a scelte crudeli; il senso tragico della vita e una religiosità tormentata fanno la grandezza delle forme michelangiolesche. La 'positività' del Rinascimento non è, dunque, una presa di coscienza di un'età felice della vicenda umana, ma un fenomeno esclusivamente culturale e artistico che afferma valori teorici e morali contro una realtà che li nega, in un mondo in travaglio, agitato da crisi profonde. Acuto e versatile come uno dei personaggi da lui studiati, Eugenio Garin ci introduce a un Rinascimento fuori dal mito, che nasce a poco a poco dal lavoro di una classe intellettuale. Sono artisti e letterati, filologi e bibliotecari, filosofi e stampatori, impegnati a districare i nuovi ideali dall'eredità classica e medioevale, a diffonderli e preservarli nel mezzo di guerre laceranti, contro l'intolleranza di chiese e prìncipi.
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