Leggere il cielo. Diari (1912; 1914; 1923)
Nel 1912, l'anno successivo alla pubblicazione di quel "Manuale d'armonia" che poneva le basi del pensiero dodecafonico, Arnold Schonberg decide di iniziare la stesura di un diario, o meglio di alcuni "tentativi di diario", una serie di annotazioni che, se non conoscono la fluidità del racconto, hanno la forza evocativa di un quadro a tinte forti. Nel periodo delle scelte compositive epocali, la cosiddetta "libera atonalità" e il "metodo di composizione con dodici note", le giornate di Schonberg sono dedicate alla musica ma anche alle pagine dei diari, diversi tra loro per "stile e idea". I testi di natura privata delineano un'immagine insolita dell'uomo e dell'artista: non solo del compositore quindi, ma anche dell'autore dei tantissimi autoritratti che costellano ossessivamente la sua pittura. Al racconto delle prove d'orchestra si alternano le riflessioni sul significato del genio e del talento in musica, gli incontri con i celebri colleghi e gli allievi più o meno stimati, Busoni, Berg, Webern, fino al maestro Richard Strauss, i giudizi taglienti dedicati ai critici musicali, gli squarci di vita quotidiana. Poi il diario diventa un particolare giornale di guerra: il 1914 è l'anno in cui Schonberg "legge nel cielo" i destini dell'umanità, anche qui con la sensibilità del pittore che vuole cogliere l'invisibile nel visibile. Infine le pagine del 1923 rispondono all'esigenza di affidare alla scrittura un episodio da non svelare, il rapporto con la defunta moglie Mathilde, la cui singolarità "indicibile" è legata ai suoni. Questi testi, che non sono stati composti ma improvvisati, che non hanno conosciuto rilettura, autocritica o autocensura, offrono piena trasparenza dell'uomo che ha attraversato il suo tempo da protagonista, del compositore, saggista e teorico che ha esercitato un influsso decisivo sulla musica del secondo Novecento.
Momentaneamente non ordinabile