L'ombelico della luna
Pochi romanzi hanno la forza, nel descrivere una città e la gente che la abita, di trasformare un ambiente nello specchio di un'intera civiltà, con il suo passato recente e lontano, o addirittura nell'emblema della condizione umana. Tratteggiando ai nostri occhi i fasti fasulli dell'alta borghesia di Città del Messico, come l'arrabattarsi quotidiano dei suoi ceti più poveri, Fuentes ha fissato, in ogni personaggio de L'ombelico della luna, una vicenda esemplare: le ambizioni sfrenate del banchiere Federico Robles, ex rivoluzionario, e dell'arrampicatrice sociale Norma Larragoiti, sua moglie; i sogni irrealizzati dello scrittore Rodrigo Pola, sovrastato dalla memoria del padre morto nelle file zapatiste; le delusioni di Pimpinela de Ovando, aristocratica decaduta; la lotta per la sopravvivenza di Gabriel, emigrante di ritorno dagli Stati Uniti, di Beto, tassista, di Gladys, entraineuse in un night. Con grande versatilità, l'autore echeggia i vezzi delle cerchie più snob, i tic e le inflessioni degli intellettuali, gli accenti della strada; rende palpabile il fascino inquieto di una metropoli brulicante; sa ricreare l'epopea di una rivoluzione leggendaria.Sa, soprattutto, intrecciare le storie di tanti personaggi in una costruzione narrativa che non conosce attimi di stacco o sbavature, imperniata com'è intorno a due figure cardine: l'indefinibile, sfuggente Ixca Cienfuegos, che raccoglie le confidenze ed i racconti di tutti vagando di casa in casa, e Teodula Moctezuma, donna del popolo, veneratrice degli antichi dei aztechi. Ixca e Teodula sembrano manovrare lucidamente, come presenze occulte, le sorti degli altri. Dalla loro origine india affiora una forza che nessun altro impulso modernista, nessuna imitazione degli Stati Uniti o dell'Europa potrà sconfiggere o cancellare.
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