L'avventura estetica
Da Rossellini a Lattuada, da Pasolini a Bertolucci, da Bellocchio a Moretti, da Martone a Ciprì e Maresco, tutti gli autori italiani "di tendenza" sono passati e continuano a passare attraverso le pagine di "Filmcritica". Rivista insolita nel panorama italiano per la sua apertura ai problemi dell'interpretazione, "Filmcritica" si è lanciata, sin dall'inizio, in una coraggiosa e personale avventura estetica, slegata dalle parrocchie del conformismo. In anticipo sul resto della cultura cinematografica italiana, ha introdotto studi che mettevano in relazione il cinema con la letteratura (Bo, Praz), con il teatro (Strehler, Ronconi), la psicoanalisi (Gremais, Salina), la semiologia (Metz, Garroni), la filosofia (Della Volpe, Deleuze, Matte Blanco). Ha amato, da subito, il grande cinema americano (Hitchcock, Minelli, Cukor, Wilder, Kazan...), i giovani ribelli della Nouvelle Vague, il Cinema Novo brasiliano e, in genere, i film d'autore. Ma è anche la rivista del cinema perturbante, delle inchieste sul porno, sull'horror, degli articoli "militanti" su Cronenberg, Lynch, Tarantino nonché delle battaglie politiche sulla censura e sulla riforma dei mezzi di comunicazione di massa. Tra i suoi collaboratori, sotto l'egida del direttore Edoardo Bruno, si sono succeduti critici come Giuseppe Turroni, Maurizio Ponzi, Adriano Aprà, Alessandro Cappabianca, Enrico Ghezzi, Enrico Magrelli, Sergio Arecco.L'avventura estetica rintraccia i momenti salienti della continuità di un pensiero critico nella ricognizione di un processo dialettico tra l'eccezione e la regola.
Momentaneamente non ordinabile