Notre-Dame-des-Fleurs
Con la morte, nel 1986, Genet è uscito dalla leggenda. Nel dopoguerra aveva rappresentato gli omosessuali e i piccoli delinquenti, violando il codice dell'omertà romanzesca. I primi libri, autobiografie immaginarie, accreditavano un autore che, schivo, inafferrabile, imitava le gesta dei propri personaggi. Agli occhi dei suoi lettori, il delinquente legittimava l'omosessuale e il poeta riscattava entrambi. Il comune senso del pudore, tuttavia, fece sì che Notre-Dame-des-Fleurs, censurato e tradotto (1975), non destasse la debita attenzione. Appare oggi integro per rivelare un mondo lontano e insolito, una società maschile clandestina, la vita e la morte di un omossessuale, Divine. Non è tuttavia una cronaca ma un racconto, erotico come possono esserlo i sogni, anzi sconcertante, sin dal titolo, che sembra evocare un santuario ed è il soprannome di un guappo, biondo e con gli occhi azzurri.
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