D'Annunzio in prosa
Il presente volume ripropone un saggio uscito vent'anni fa, approfittando della ricorrenza dei 150 anni dalla nascita di D'Annunzio, costruito sull'intento di rivendicare l'importanza del tutto primaria che narrativa e teatro hanno avuto nell'opera del Vate, non secondari alla produzione in versi. Una vana e inutile disputa tra i vari generi si supera riconoscendo che c'è in lui una emissione primaria non ancora caratterizzata nell'un senso o nell'altro. All'inizio di tutto si riscontra una indifferenziata onda energetica, quasi il big bang dell'astrofisica, che D'Annunzio è pronto a modulare a seconda dell'estro e delle esigenze del momento, salvo poi rituffarsi, come atto finale, nel Notturno, ritrovando lo scorrimento omogeneo e lineare di partenza. In secondo luogo, il ricorso smodato di D'Annunzio al piacere dei sensi e agli amori a ripetizione va collegato al grande insegnamento freudiano che ci invita a recuperare cariche energetiche dal polo dell'eros, fonte continua di innovazione e di creatività. Infine, anche l'ostinato impegno dannunziano sui temi della politica ha consonanze del tutto attuali, perfino interpretabili in termini positivi, come ha dimostrato l'impresa fiumana, un'operazione non certo priva di ambiguità e di ombre, in cui però la migliore critica recente ha intravisto un presentimento della successiva rivoluzione del 1968.
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