Il porto della fortuna
Nel 1964, alcuni pescatori del porto di Fano gettano le loro reti di contrabbando nelle acque della Dalmazia. Al momento di tirar su il pescato, qualcosa di molto rigido e pesante rimane imprigionato nelle maglie: quello che dapprima sembra il corpo di un annegato si rivela invece una statua in bronzo, ricoperta di incrostazioni. Dal fondo del mare, dunque, comincia la storia parallela del gruppo di pescatori alle prese con il prezioso ritrovamento, nascosto in un campo di pomodori, poi svenduto a un antiquario che invece ne trarrà guadagno, e quella di un giovane appassionato di vela che viene iniziato alla navigazione proprio dai frequentatori del Porto della Fortuna, con le loro storie, il loro dialetto e il loro gergo marinaresco. La somiglianza della vicenda con quella della scoperta del celebre atleta di Lisippo, scultore greco di età ellenistica, è solo lo spunto di un romanzo in cui il lettore viene risucchiato in una rete di rimandi alle leggende locali, alla mitologia, all'astronomia e alla geografia, riviste attraverso il sapere antico e spaziando dalla cultura classica a quella orientale.
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