Netocka Nezvanova
Anna, chiamata affettuosamente Netocka, ormai adulta racconta la sua infanzia di stenti, quando viveva con i genitori in una sudicia e maleodorante soffitta di Pietroburgo. Efimov, che da sempre lei aveva creduto suo padre, è in realtà il suo patrigno: un violinista di scarso talento, che per i suoi insuccessi e l'invidia che nutre nei confronti delle fortune altrui, fa vivere ai suoi famigliari un'esistenza triste e misera. Quando Anna perde i genitori è accolta in un'altra famiglia, un mondo per lei nuovo, lussuoso e principesco, ma permeato dalla stessa miseria e inquietudine affettiva. Si aprono per Netocka nuovi orizzonti, ma sempre fondati su basi fragili di rapporti compromessi dalla solitudine, dalle incomprensioni, dalla tristezza divenuta a poco a poco malattia. Un destino inesorabile e senza speranza, illuminato solo dalla passione per la musica, che Netocka eredita dal patrigno. La deportazione impedì a Dostoevskij di terminare quest'opera che, pur nella sua incompiutezza, contiene tutti i temi della prosa del grande scrittore russo: la miseria materiale e morale, la solitudine, la speranza.
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