Filosofie del tragico. L'ambiguo destino della catarsi

Filosofie del tragico. L'ambiguo destino della catarsi

Quali sono le ragioni dello straordinario interesse che gran parte della filosofia del Novecento ha mostrato nei confronti del fenomeno tragico? Al di là di ogni troppo facile retorica, la risposta a questa domanda richiede anzitutto di isolare un elemento che permetta di ricostruire l'ampia costellazione di significati che molti contesti teorici, anche assai distanti fra loro, negli ultimi cento anni hanno conferito al termine stesso di "tragico", dall'estetica psicologica d'inizio secolo fino al "pensiero tragico", che dell'ermeneutica costituisce uno degli esiti filosoficamente più significativi. Nonostante la diffidenza che la circonda, e anzi forse proprio in ragione di essa, un'importante funzione è svolta in questo senso dalla storia interpretativa della nozione aristotelica di catarsi, come presa di distanza estetica dall'evento luttuoso e dalle sue implicazioni sociali, ma anche come partecipazione all'evento stesso, nello spazio che in tale distanza si viene a creare per la riflessione e per la teoria, ossia la critica.
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