Memoria ritrovata. Tre generazioni di scrittori tedeschi e la coscienza inquieta di fine novecento (La)
La resa del silenzio, la parola ritrovata con tutta la sua colpevolezza e l'aspirazione a una verità drammaticamente scissa tra storia collettiva e destini individuali: alla ricerca di un'impossibile redenzione. Seguendo tre generazioni di scrittori tedeschi del dopoguerra, Elena Agazzi svolge il filo della coscienza di un popolo chiamato al giudizio sul misfatto nazista. Una tragedia perpetrata all'umanità ma anche subita nella cecità di tante vite Inermi. Il desiderio di espiazione travolto dallo sgomento. La vergogna che si fa condanna senza mai rinunciare a capire. Capire e raccontare. La 'scandalosa' innocenza dell'infanzia nazista nel romanzo di Martin Walser; il pietismo disperato nella saga familiare di Dieter Forte; la lotta contro l'oblio di W.G. Sebald, autore dello straordinario Austerlitz; l'accentuazione autobiografica, alla merce di un'identità sfuggente, nell'opera di Hans-Ulrich Treichel; il faccia a faccia di Michael Kleeberg con la storia con la 's' maiuscola; il superamento del passato come preciso impegno di documentazione e consapevolezza che anima le voci di Tanja Langer, Jens Sparschuh, Judith Kuckart e Marcel Beyer, ovvero l'ultima generazione di scrittori. alla fine di cinquant'anni dominati dall'ossessione del proprio passato, la letteratura tedesca si impone per il nitore dello sguardo con cui ha cercato di ricominciare a dire 'noi' senza la paura di nascondere qualcosa ma con la certezza di aver calato i propri occhi dentro l'abisso dell'umanità. E l'obbligo di ricordarlo, sempre.
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