Come nasce una dittatura. L'Italia del delitto Matteotti
Un deputato dell'opposizione è aggredito e sequestrato a Roma in pieno giorno. Sembrano le premesse di un terremoto istituzionale. L'Italia è percorsa da un sentimento diffuso d'indignazione. I giornali seguono passo per passo le indagini, che mostrano chiaramente come i mandanti dell'agguato siano da ricercarsi nelle alte sfere del potere politico, prefigurando un possibile coinvolgimento dello stesso presidente del Consiglio Benito Mussolini. La magistratura procede con rigore e determinazione, la stampa non governativa racconta coraggiosamente la vicenda con dovizia di particolari, mentre il consenso del fascismo nel paese precipit. I partiti dell'opposizione di centro-sinistra, per protesta, si ritirano dai lavori parlamentari, ma sono poi troppo divisi per riuscire a sfidare efficacemente il governo. Il superamento della crisi consente infine a Mussolini di gettare le basi per l'instaurazione della dittatura. Giovanni Borgognone ricostruisce questi mesi convulsi e indaga in particolare sull'affarismo e i giri di mazzette che hanno visto protagonisti esponenti politici di primo piano, sulle reazioni scomposte di Mussolini e i suoi allo scandalo suscitato dal caso Matteotti, sulla crescente tensione intorno al ritrovamento del cadavere. Fino al discorso con cui il capo dell'esecutivo decide di mostrare in pubblico ciò che prima avrebbe invece pudicamente celato, ponendo le premesse per il successivo rapido crollo del regime parlamentare e delle libertà costituzionali.
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