Abolire la proprietà intellettuale
Mi sveglio una mattina con un'invenzione in mente, la realizzo e ci metto il marchio: è questo il percorso che permette alla nostra creazione intellettuale di tradursi in "proprietà intellettuale", tutelata attraverso il sistema attuale dei brevetti e dei copyright. Da molti è considerato un diritto socialmente utile. Lo è davvero o, invece, si tratta di un furto? Boldrin e Levine rispondono che se non è un "furto", è per lo meno un virus. Un virus la cui sempre più ampia estensione danneggia sia l'innovazione tecnologica che la crescita economica rendendo, al contempo, sempre più diseguale e ingiusta la distribuzione del reddito. Boldrin e Levine - con un linguaggio del tutto informale e privo di ogni tecnicismo - guidano il lettore attraverso una grande mole di episodi storici, casi imprenditoriali e argomenti economici che dimostrano come e perché la proprietà intellettuale, divenendo un monopolio, è socialmente dannosa. Certo, le (buone) idee non solo possono ma devono essere vendute, altrimenti non verrebbero prodotte o ne verrebbero prodotte molto poche ma, secondo Boldrin e Levine, il proprietario del copyright non deve essere autorizzato a usare la proprietà intellettuale per controllare l'uso del prodotto legalmente acquisito anche dopo che la vendita sia avvenuta. Questo diritto genera un monopolio che non aumenta e spesso riduce il progresso e lo sviluppo tecnologico. La conclusione è chiara e definitiva: il monopolio intellettuale è socialmente dannoso...
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