Gli ultimi padrini. Indagine sul governo di Cosa Nostra
Riina e Provenzano hanno trascorso alcuni decenni di serena latitanza: hanno viaggiato, scritto, curato gli affari e la salute, frequentato amici e conoscenti, vissuto per un lungo periodo di tempo accanto ai figli e alle mogli, senza troppo doversi preoccupare di uno Stato che non aveva né la voglia, né la forza per catturarli. La cronaca è nota; sono in tanti ad averla narrata, ad averne ricostruito i dettagli, ad averne ricucito la trama esistenziale anche attraverso l'analisi e l'esegesi di testimonianze, racconti e pizzini. Ma su un importante dettaglio della loro vita, nessuno ha detto, scritto o ha voluto approfondire. E un dettaglio che riguarda la vicenda dello scontro per la conquista della leadership all'interno dell'organizzazione mafiosa, in cui si sono scontrati due modi distinti e diversi di concepire la guida di Cosa Nostra: l'uno, attraverso il terrore e le stragi; l'altro, attraverso la mediazione e un solido, silenzioso, sistema di reti di relazioni. E in pochi hanno indagato cosa succederà dopo Bernardo Provenzano e Salvatore Riina. Eppure, qualcuno dovrà sostituire con altrettanta abilità il carisma e l'autorevolezza di entrambi i capi storici, guidando senza strappi il sodalizio mafioso in una difficile fase di trasformazione. L'erede al trono potrebbe essere Matteo Messina Denaro. Alessandra Dino ricostruisce lo scontro per il potere, descrive una mafia che cerca rapporti sempre più stretti con il mondo della politica e dell'economia.
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