La democrazia dispotica
II berlusconismo non è un fenomeno decifrabile in termini puramente provinciali; né rappresenta il riproporsi di vecchie forme di autoritarismo proprie delle nostre classi dirigenti. Tanto meno è assimilabile, come spesso è stato fatto e si continua a fare, al fascismo. E, invece, un frutto maligno della nostra democrazia, qualcosa che è nato e si è sviluppato dentro la crisi del nostro sistema democratico, e che di esso si è alimentato e continua ad alimentarsi. Nella sostanza, il berlusconismo è una forma patologica della democrazia dei 'moderni'; appartiene alla storia, e alle metamorfosi, della democrazia occidentale; e in questo senso, come oggi riguarda l'Italia, così può riguardare, e coinvolgere, anche altre democrazie europee. E il frutto diretto, da un lato, della frantumazione delle vecchie identità collettive; dall'altro, delle forme di 'passività' che hanno investito e coinvolto la parte maggioritaria del nostro paese, con la crisi e la distruzione delle tradizionali forme di autogoverno e di autorganizzazione, tipiche della politica di massa del XX secolo. E, per dirlo con una formula, una nuova forma di quel 'dispotismo democratico' su cui Alexis de Tocqueville nella prima metà dell'Ottocento ha scritto pagine fondamentali. Michele Ciliberto discute la sua tesi con una riflessione al confine tra politica e filosofia; tra analisi del 'mondo attuale' e prospettive di carattere storico-filosofico e teorico-politico che interrogano i classici della democrazia moderna.