Si fa con tutto. Il linguaggio dell'arte contemporanea
Si confonde spesso la maniera di esprimersi degli artisti sperimentali con una mera porvocazione con una protesta quasi infantile contro il ben fatto e il bello. Invece la dose di progetto, di pensiero e di perizia esecutiva che caratterizza le opere d'oggi è molta. Anche per fare una crepa nel pavimento, un sole finto che abbronza davvero, una scatola nera nella quale il nostro corpo si disperde come nel vuoto (per citare tre opere gigantesche presentate alla Tate Modern di Londra, nell'ordine, di Doris Salcedo, Olafur Eliasson, Miroslaw Balka) occorre avere una coscienza e una dimestichezza dei propri mezzi che non è possibile improvvisare. Sono cambiati i materiali con cui si fanno le opere, che vanno dagli oggetti comuni a quelli tecnologicamente avanzati, al corpo stesso dell'artista o dello spettatore; è cambiata la relazione con il pubblico, che spesso è concepita come indispensabile; è cambiato il ruolo dell'autore, che sovente non opera più da solo ma insieme ad altri, come un architetto o un regista. Lungi dall'essere agonizzante, il linguaggio dell'arte si sta ampliando a dismisura e promette ancora affascinanti racconti.
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