Pacem in terris. Storia dell'ultima enciclica di Papa Giovanni
L'11 aprile 1963 Giovanni XXIII firma la sua ultima enciclica, Pacem in Terris. E un atto che il papa sa essere ormai terminale per la sua lunga vita e il suo breve pontificato: mancano cinquantatré giorni alla sua morte e sono passati cinquantatré mesi dalla sua elezione. L'enciclica è rivolta non solo ai vescovi, non solo al clero e al popolo, ma anche agli uomini 'di buona volontà', come mai era accaduto prima. Ma soprattutto è diretta al Vaticano II, al 'suo' Concilio che in quel momento ha archiviato il primo periodo e si prepara a una seconda sessione. Anche per questo insieme di motivi, Pacem in Terris suscita subito passioni e dispute come accade solo per i più grandi atti di quello che la Chiesa latina chiama magistero ordinario. Oggi, alla luce di una documentazione di prima mano sulla sua storia redazionale, l'enciclica della pace mostra pienamente il suo scopo: smuovere un tema che si giudicava centrale per il vangelo; prendere la parola in un contesto di politica internazionale nel quale la parola 'pace' poteva a buon diritto essere data per compromessa dalla sua strumentalizzazione sovietica; accogliere la partecipazione cristiana e cattolica ai movimenti pacifisti che coinvolgeva già tre generazioni; guardare al futuro avendo alle spalle il muro di Berlino o la crisi di Cuba e davanti le tensioni che uccideranno Kennedy o destituiranno Chruscèv.