L'età dell'oblio. Sulle rimozioni del '900
Oggi siamo inclini a pensare al ventesimo secolo come a un'epoca di estremismi politici, tragici errori e decisioni sbagliate; un'epoca di inganni da cui siamo fortunatamente usciti. Con troppa sicurezza e poca riflessione ci siamo lasciati alle spalle il secolo scorso lanciandoci a testa bassa in quello successivo, ammantato di mezze verità egoistiche: il trionfo dell'Occidente, la fine della Storia, il momento unipolare americano, l'avanzata ineluttabile della globalizzazione e il mercato libero. Con entusiasmo manicheo, in Occidente ci siamo affrettati a liberarci, laddove possibile, del bagaglio economico, intellettuale e istituzionale del ventesimo secolo e abbiamo incoraggiato gli altri a fare altrettanto. Così facendo abbiamo perso contatto con tre generazioni di dibattito politico internazionale, di riflessioni e di attivismo sociale. Non solo non siamo riusciti a imparare granché dal passato, ma ci siamo convinti - nelle previsioni economiche, nelle questioni politiche, nelle strategie internazionali, persino nelle priorità educative - che il passato non abbia nulla di interessante da insegnarci, perché viviamo in un'epoca senza precedenti.
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