Elite e classi dirigenti in Italia
Dati alla mano, i numeri parlano chiaro: l'Italia è, tra i paesi sviluppati, il meno soddisfatto delle proprie istituzioni. Nel 2005 solo un italiano su dieci aveva fiducia nel governo e solo uno su trenta nella pubblica amministrazione. Il destino economico e democratico del paese appare incerto, la nostra storia recente è lastricata da episodi di illegalità nei comportamenti delle élite al potere e il cittadino comune non crede più che le dirigenze nazionali saranno in grado di raddrizzare la situazione. Ma chi e quanti sono i personaggi che occupano i vertici del nostro paese? Perché si sa così poco sul loro conto e sulle loro azioni? La povertà di un'informazione seria e circostanziata sui nostri top leader può spiegarsi con la tendenza di alcuni poteri a rendersi intenzionalmente poco visibili e difficilmente indagabili. Ne è diretta conseguenza il disincanto con cui, di tanto in tanto, la popolazione assiste all'esplosione non annunciata di eventi clamorosi come Tangentopoli o le truffe e i tracolli del capitalismo corsaro e dei connubi politico-finanziari. Simili scandali alimentano la sfiducia quasi endemica dei cittadini italiani verso la classe dirigente, percepita come affetta da una grave miopia morale e da un basso senso della legalità, inadeguata a gestire le sfide del mercato e della democrazia, fondata sulla rete delle relazioni e delle raccomandazioni molto più che sul merito e sulle capacità individuali.
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