Il ritmo e la voce. Alle sorgenti del teatro della crudeltà
A vent'anni di distanza dalla sua prima edizione (1984), "Il ritmo e la voce" continua ad essere riconosciuto dalla critica più esigente come un'opera fondamentale tra gli studi che segnano i momenti chiave della scenicità novecentesca. In queste pagine memorabili Umberto Artioli indaga in profondità alcune poetiche dell'avanguardia teatrale gravitanti intorno all'Espressionismo, poco conosciute o del tutto inedite per il lettore italiano. Nel complesso panorama della cultura tedesca d'inizio secolo, lo studioso individua le pronunce che fanno dell'evento teatrale una cerimonia - metafora ma anche esperienza - di rigenerazione. Approdo del lavoro è la tesi che il motivo della 'crudeltà' non sia una folgorazione di Artaud (né "Il teatro e il suo doppio" una pronuncia isolata), ma si rinvenga anche nelle prospettive teoriche del primo Novecento tedesco, che ne costituirebbero quindi un diretto precedente. Dalle riflessioni di questo studio ricevono nuova luce anche fenomeni come i 'Misteri' di Grotowski o la poetica della voce elaborata da Carmelo Bene.
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