A cavallo tra due millenni
"Mio padre incominciò a portarmi all'ippodromo(a quello di Lasarte, vicino a San Sebastian), quando non avevo più di cinque anni. Allora, come è logico, non scommettevo né conoscevo il pedigree dei destrieri, ma gridavo come un ossesso agli arrivi per incoraggiare il 'nostro' (cioè il cavallo su cui giocava mio padre e che mi aveva indicato). L'odore d'erba bagnata, di stallatico, di cuoio.... il tamburellare felpato del galoppo sul prato, le voci e le grida eccitate della gente... la robusta gagliardia dei quadrupedi, le giacche colorate dei fantini, il guizzo combattivo delle fruste sulla retta finale... l'emozione dell'incertezza, di quel che stava accadendo 'allora', proprio allora o mai più... mi stregarono definitivamente. Ma ad affascinarmi era anche la compagnia esclusiva di mio padre, il fatto di condividere quelle delizie fra noi due soli, senza la presenza di mia madre, con cui condividevo tutto, tutto il resto. Lei cercava i libri da propormi, mio padre mi portava all'ippodromo: adoravo entrambi quei doni, ma mi piaceva riceverli separatamente..."
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