Passo falso. Come cambia l'Inghilterra fuori dall'Unione Europea
Ora che il ponte di Londra è caduto, che fine farà l’Inghilterra? La morte della Regina Elisabetta – annunciata a ministri e dignitari con la frase in codice “London bridge is down” – dà inizio ad una resa dei conti psicologica non solo per la Gran Bretagna e per le ex-colonie raggruppate nell’anomalia storica del Commonwealth ma anche per centinaia di milioni di stranieri che per 70 anni, avevano considerato questa figura minuta, aggraziata e quasi sempre silenziosa come una star della scena internazionale e, di gran lunga, il monarca più famoso del mondo. La dicotomia tra la meticolosa preparazione per le esequie di Elisabetta e il tumulto collettivo di un popolo che, in gran parte, rigetta la nozione di non essere più una nazione-guida e guarda con troppa nostalgia al suo passato, sarà il grande non-detto dei prossimi tempi, il fantasma di banco alla festa di Re Carlo. Perché, schiacciato tra “è morta la regina” e “viva il re” – la sbrigativa frase che garantisce la continuità della monarchia britannica – c’è un Paese che non sta bene con se stesso.