Scritti galeotti. Letterati in carcere
Molti scrittori hanno avuto guai con la giustizia, e per i motivi pù svariati. In alcuni casi si trattava di delinquenti comuni, come Jean Grenet, che rubava nei grandi magazzini e praticava la prostituzione. Altri pagano per un atto sconsiderato, come Verlaine, che sparò a Rimbaud per amore; o per scritti imprudenti, come accadde a Voltaire, che accusò il Reggente di fare l'amore con la figlia - era vero, ma non bisognava metterlo in versi. Altre volte sono costumi sessuali, considerati all'epoca impropri, a condurre alla rovina, come nel caso di Wilde. Ampio è il panorama europeo degli scrittori che hanno scontato la galera. Ma è proprio lì che molti hanno scoperto la scrittura, o hanno tratto nuovi temi per la loro opera. Dostoevskij diceva: "Ho imparato molto dai forzati"; un eroe del Risorgimento sullo scoglio di Santo Stefano scrisse racconti pederastici; Goliarda Sapienza, a Rebibbia a fine Novecento, trova il successo letterario e - come tutte le donne, dal Settecento a oggi - ribadisce che la prigione, dove non ha dovuto accudire nessuno, è stato l'unico periodo di libertà della sua vita.
Momentaneamente non ordinabile