Diario aperto e chiuso. 1932-1944 (rist. anast. Milano, 1945)
"Per pubblicare un diario ci vuole più umiltà che non sembri a prima vista: non è un atto di superbia mostrare tutte le debolezze e la serie dei propri errori, specialmente quando si tratti di un diario per la maggior parte "aperto", un diario cioè della propria passione spirituale e intellettuale con molti movimenti ripresi da un'attività esatta nel tempo, accettati in un senso di semplice lavoro dello spirito. Naturalmente un diario simile dovrebbe sopportare un peso enorme e sapere sulla debole trama delle notizie restituire il patrimonio intero della memoria, quella somma di voci che formano gli anni di educazione e di preparazione, ora si capisce che è impossibile e praticamente si è costretti a fare una scelta in questa che è già una scelta delle passioni del momento e di certe esigenze di cui oggi non riusciamo più a cogliere le ragioni e la virtù". (Dall'introduzione dell'autore)
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