Festa con casuario
Torino, inizio d’estate. Isa, ventenne studentessa universitaria di Lettere, organizza una festa nella villa con giardino dei genitori. Arrivano i compagni di corso, i vecchi amici, gli amici di amici, i conoscenti, gli imbucati. Alcol e cibo in abbondanza, la musica giusta, all’occorrenza qualche droga per rilassare la testa e il corpo. L’unico a non essere ancora arrivato è Ezio, l’invitato che Isa aspetta con più ansia. Un piccolo episodio accende gli eventi. Da un regalo anonimo salta fuori un biglietto minaccioso: se entro l’una di notte nessun invitato avrà il coraggio di toccare il casuario dei vicini, Ezio morirà. È uno scherzo, si dicono gli amici. E poi, cos’è un casuario? E perché ce n’è uno proprio nel giardino accanto? Il casuario è una sorta di struzzo, ma parecchio più pericoloso: con il suo artiglio lungo e affilato come un coltello, è in grado di uccidere una persona e non ama essere disturbato. Isa e i suoi amici, mentre la festa si dilata e si amplifica nelle parole e nei gesti, reagiscono ciascuno in modo diverso. Tutto sembra convergere verso uno spazio, un orario, un istante preciso e fatale, accanto a una rete di metallo, a decidere per sé e per gli altri. A domandarsi chi sarà così pazzo da varcare il recinto per toccare il casuario.
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