Shy
I romanzi di Max Porter sono brevi ed esplosivi, poetici e ultrarealistici; nelle sue storie la tragedia viene squarciata dalla bellezza, la natura nasconde nelle sue viscere fantasmi benevoli. Nessuno come lui è capace di questa incredibile simultaneità, di incastonare in una scrittura nuova un mondo intero, come se un incantesimo modernissimo avesse fuso assieme emozioni, gesti, passioni, luci e oscurità, forgiando la magia di un racconto. Shy è il nome del protagonista, al tempo stesso un bambino sfortunato e sofferente e un giovane uomo pericoloso e violento. Decide di fuggire nel cuore della notte, è perso nei suoi pensieri, sulle spalle uno zaino pieno di pietre. Ha 16 anni, finora ha fallito su tutti i fronti - con i genitori, con la scuola, con i suoi coetanei, con le ragazze. Ora vive a Ultima Chance, un collegio per quelli come lui, che portano il peso insopportabile del senso di colpa e di inadeguatezza. Shy non trova pace, ha continui pensieri che lo tormentano, rimugina sulle scelte sbagliate mentre le voci dei genitori, degli psicologi, degli amici lo inseguono e lo rimproverano. Dentro Shy si agita un vortice di spettri impossibili da allontanare, di demoni da esorcizzare, da cui erompono come lampi nella nebbia i momenti di grazia, di ristoro, di conforto. Nella musica elettronica che ama e ascolta in cuffia, nell'incanto dell'ambiente che lo circonda, mentre la luce dell'alba si diffonde dalle cime degli alberi alla superficie di un lago. Accendendo la tenerezza che gli appartiene e che a volte riceve. Ode alla fanciullezza, poema della fragilità, avventurosa immersione in una esaltante fame di vita, tra ombre inquietanti e un nucleo inscalfibile di speranza, tra un passato doloroso e inesplorato e il sogno abbagliante del futuro. Le brillanti invenzioni linguistiche e le creazioni letterarie di Porter trovano qui una nuova forma, in un romanzo sperimentale che commuove e travolge.
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