La forma dei sogni
Una telefonata anonima raccomanda di tenere d'occhio tale Annamaria Di Spigno, una popolana che vive nei Quartieri Spagnoli di Napoli. La cosa strana è che a fare la telefonata è stata con tutta probabilità una donna della zona bene della città, e questo induce il commissario Santagata ad approfondire la questione. Intanto l'agente Acanfora è alle prese con il suo amico d'infanzia Ciro, che si è finalmente convinto a farsi ospitare in una comunità di recupero. Ad un patto però: che Acanfora gli mandi una lettera per ogni partita giocata dal Napoli. Acanfora, che di calcio capisce poco, pur di aiutare il suo amico, accetta, e comincia così a scrivergli inimitabili cronache delle partite e del clima sempre più eccitato che si respira in città per le imprese della squadra. Santagata, intanto, scopre che la Di Spigno è una nota spacciatrice, ma quando con il suo fidato Acanfora si accinge ad interrogarla, viene a sapere che la donna è deceduta. Una morte sospetta, tanto più che le tradizionali consuetudini del lutto non sono state rispettate. Inoltre la donna è stata cremata in tutta fretta, quasi a voler nascondere inopportune verità. Santagata e Acanfora cominciano così ad indagare, infilandosi in un labirinto di ipotesi che sembra indecifrabile, ma che pare collegare i vicoli dei Quartieri alla ricca borghesia. Seguire le indagini di Santagata e Acanfora vuol dire immergersi nell'essenza di una città unica nel suo genere. In primo luogo per la lingua aderente e straordinariamente espressiva usata dall'autore. In secondo luogo perché ogni angolo dai due protagonisti visitato, diviene di colpo vivo e palpitante, drammatico e divertente al tempo stesso. Il tutto avvolto dallo sguardo acuto di Acanfora, che racconta la storia in prima persona, arricchendola di continuo con particolari degni di un poeta.
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