E d'ogni male mi guarisce un bel verso. Breve discorso su Dante, la poesia e il dolore
«Quando il mio editore mi chiamò per chiedermi di tenere una conferenza sul potere terapeutico della poesia di Dante, pensando al palco sul quale mi sarei ritrovato (la Basilica di Massenzio), al pubblico, all’enormità del tema (se con Dante ci si possa curare, e cosa), e anche a quello che Contini chiamava “il mondo umbratile dei dantisti”, la prima reazione che ebbi fu un’onda di paura. Cercai di controllarla, ma a stento. Per fortuna, mi vennero sulle labbra, in soccorso, altri due poeti: Brodskij e Saba. Brodskij, per una riflessione che non ho più dimenticato: la scrittura è una pratica che non dà esperienza ma continua incertezza, e il sentimento che si prova più di frequente è il panico. E Saba, per un frammento che riaffiorava chissà da dove: “E d’ogni male mi guarisce un bel verso”». Questo «discorso» di Fabio Stassi spazia nelle opere di Dante (Commedia, Rime, Vita Nuova, Convivio) cercando una risposta a tre domande: perché Dante è sempre contemporaneo, perché la sua poesia è come una terapia dalla Malinconia alla Beatitudine, e come – la questione perennemente suggestiva – curava se stesso attraverso un’insistente autoanalisi poetica. Un itinerario, ingegnoso ed esatto, nelle sue parole, endecasillabi, cantiche, canzoni, sonetti, con lo sguardo attento alle analisi dei tanti altri poeti (Saba, Borges, Brodskij, Leopardi, Ungaretti, Maldel’štam, T.S. Eliot...) che furono convinti del potere taumaturgico del suo verso.
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