I pochi e i molti. Romanzo di un'epoca

I pochi e i molti. Romanzo di un'epoca

Georg Kobbe, scrittore, borghese, ebreo tedesco, vive in esilio a New York. È riuscito ad espatriare, attraverso le vie di fuga avventurose dell’epoca, quando il Nazismo aveva iniziato a spazzare via rapidamente il suo mondo confortante. In condizioni normali, come dice lui stesso, sarebbe stato un intellettuale di successo, di quelli ben corazzati di opinioni rassicuranti, esposte con parole calme, pronti a dire che «il diavolo non è mai brutto come lo si dipinge». Ma adesso, ciò che è accaduto gli ha aperto gli occhi su tutto quanto, il passato, il presente e il futuro che aspetta. Sin dall’incontro, sul cargo che lo strappava all’Europa, con quell’italiano cinico e vitale, «della schiatta dei Villon e dei Rimbaud» (Ignazio Morton, nome inventato che nasconde Ignazio Silone, come tanti altri personaggi veri inseriti nella finzione del romanzo), il suo è diventato un atteggiamento di pessimismo e disincanto. E per suo tramite racconta la cronaca (dalla Repubblica di Weimar al 1945) di uno sradicamento personale e valido per tutti gli esuli come lui. L’umiliazione vile impensabile e insopportabile, i ricordi giovanili nell’ambiente di agiati ebrei fiduciosi e integrati, le fughe, la misera quotidianità di chi fu in patria una persona influente, gli illusi, i fanatici, quelli che scelgono un nuovo oppressore per scacciare il vecchio, chi si sente inesorabilmente triturato tra due terrori opposti, le storie personali straordinarie e beffarde, i volenterosi, chi cede d’un tratto o a poco a poco: insomma, tutte le situazioni umane di chi fugge la persecuzione, con tutti i suoi molteplici significati, dentro e al di là del tempo. I pochi del titolo non sono soltanto le persone di pensiero che si opposero, contro i molti intellettuali che rimasero. Sono anche (malinconicamente, pessimisticamente) i pochi che godono della voluttà di essere soli, contro i molti che scelsero la complicità. Scritto nel 1959, unico romanzo di Hans Sahl, autore versatile, noto giornalista, che vi trasfigura la propria biografia, I pochi e i molti appartiene alla lista dei fondamentali, «entrato nel canone novecentesco come una delle testimonianze più importanti della “letteratura dell’esilio” maturata negli anni del Terzo Reich» (scrive Enrico Arosio nella Nota). Figurando accanto ai libri di Erich Maria Remarque, di Anna Seghers, di Klaus Mann, di Ste-fan Zweig, di Arthur Koestler.

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