Il saluto sbagliato

Il saluto sbagliato

Un giovane scrittore aspira a entrare nel mondo editoriale e intellettuale di Berlino. Erck Dessauer è nato e cresciuto nella Germania dell'Est prima della caduta del muro, e porta sempre con sé un carico di sentimenti contrastanti, di pulsioni irrisolte. Verso la famiglia e le scelte dei genitori, verso la cultura in cui si è formato, che separa «noi» da «loro», i comunisti contro i capitalisti, i colpevoli contro gli innocenti, gli aguzzini contro le vittime, in fondo sempre i buoni tedeschi contro i cattivi tedeschi, del passato, del presente, del futuro. Forse anche per questo è ossessionato da un celebre scrittore ebreo, Hans Ulrich Barsilay, autore di un bestseller autobiografico, La mia gente, che ruota attorno alla visita ad Auschwitz che ha cambiato la sua vita. Al suo arrivo a Berlino, quando era solo un ingenuo studente, Erck si era confrontato con Barsilay in un incontro distruttivo. «Che cosa può scrivere che non sia ancora stato pensato e scritto?», gli aveva chiesto l'autore famoso, accendendo nel giovane un'ossessione bruciante che condurrà entrambi in un vortice di sospetti, accuse, perfidie e vendette. Anni dopo Erck ha firmato un contratto con una casa editrice importante, per una biografia alla Limonov sulla figura di Naftalij Frenkel, l'ambiguo e «geniale inventore dell'economia schiavistica del Gulag», una figura realmente esistita. Una sera in un bar, quando si trova di nuovo di fronte all'autore che da tempo lo ossessiona, Erck è in preda a un'inquietudine di insicurezza e risentimento. Farà un gesto inconsulto, proprio quello, il braccio dritto, la mano aperta e tesa verso l'alto… Una incalzante narrazione sapientemente costruita si muove su diversi piani temporali, tra ricordi di famiglia e amicizie giovanili, frustrazioni e sogni di gloria, fino al presente in cui il narratore, quanto mai inaffidabile, rivela retrospettivamente l'intera vicenda smascherando le macchinazioni e i segreti che conducono a una vendetta crudele. Intorno a tutto questo Maxim Biller scrive un romanzo con una forte presa sulla realtà attuale e uno sguardo pungente sulle polemiche del politicamente corretto e sull'abuso retorico dei traumi del passato.
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